ArciAtea sostiene la separazione tra la sfera pubblica della politica e quella privata della religione, con la neutralità dello Stato a garanzia del pluralismo; ma in Italia la libertà religiosa è asimmetrica, non tutti hanno gli stessi diritti.

ArciAtea critica tutte le credenze dogmatiche, religiose o politiche, basate su “Verità” assolute, perché crede solo nelle verità parziali e provvisorie della scienza; ma ritiene che ciascuno deve avere, nella sfera privata, pari libertà di professare la propria credenza religiosa, o di non adottarne alcuna.

Ciò premesso – per chi non ci conoscesse e per i troll professionisti ad-destra-ti che diranno che stiamo aprendo la strada ai tagliagole islamisti – riportiamo un fatto avvenuto pochi giorni fa.

Si è dimesso il Consiglio per le relazioni con l’Islam italiano, composto da accademici italiani e rappresentanti delle comunità islamiche (alcuni di questi interverranno al ciclo di conferenze sulla laicità promosso da ArciAtea e dal Gruppo nazionale per la stanza del silenzio).

Il Consiglio per le relazioni con l’Islam italiano era stato istituito dal Governo nel 2020, con decreto della ministra Lamorgese, nel solco di un dialogo pluridecennale, finalizzato anche a contrastare il radicalismo religioso, che ovviamente attecchisce meglio in condizioni “irregolari” che non alla luce del sole.

Il percorso del dialogo con le confessioni religiose diverse dalla cattolica non è sempre stato lineare ma ha comunque portato a dei risultati positivi. Con il governo Meloni, però, questo dialogo si è completamente interrotto; quindi i componenti dell’intero Consiglio hanno comunicato al ministro Piantedosi le loro dimissioni: «si conclude cosi una lunga esperienza di collaborazione con il ministero, iniziata oltre dieci anni fa, carica di risultati importanti sul piano delle relazioni con la comunità islamica italiana».

È evidente la miopia di una politica “talebana” che promette irrealistici blocchi navali e non si preoccupa di gestire realisticamente l’immigrazione esistente, per sfruttare elettoralmente le paure degli autoctoni, facendo un favore a chi (compresi i “padroncini” leghisti e i caporali mafiosi) vuole mano d’opera immigrata ma senza diritti, per sfruttarla meglio.

Parleremo anche di questo nei tre incontri sulla laicità alla Casa della cultura di via Borgogna 3 Milano e in streaming:
1) Laicità tra post-secolarizzazione e dialogo interculturale – lunedì 2 dicembre ore 21;
2) Laicità, neutralità politica, pluralismo confessionale – venerdì 13 dicembre ore 21;
3) Laicità e diritti in Italia: un pluralismo religioso asimmetrico – martedì 17 dicembre ore 21.