Il ballottaggio nelle elezioni del 7 luglio scorso ha mostrato che i francesi sono e restano molto divisi sulle prospettive politiche ma sono fortemente uniti in un front républicain per respingere un esito a destra, à la Vichy. Tra le varie componenti del consenso al Rassemblement National c’è anche la paura della “sostituzione etnica” e della sottomissione all’islam.

Il romanzetto fantapolitico edito nel 2015 Soumission di Michel Houellebecq ha raccolto e rilanciato queste paure immaginando uno scenario distopico in cui, anche a causa del tatticismo suicida dei gollisti e dei socialisti, gli islamici conquistano il potere e, un po’ alla volta, introducono la sharia, le madrase, il velo, la poligamia, ecc. Insomma, sostituiscono le radici cristiane con la sottomissione all’islam.

L’islamofobia tira elettoralmente anche da noi ma omette di considerare (strumentalmente o inconsapevolmente) che la “sottomissione” è il patrimonio comune delle religioni abramitiche: ebrei, cristiani e musulmani hanno non solo radici comuni ma anche una dottrina vigente con molti aspetti in comune in materia di sottomissione.

Quando prevalgono i vari fondamentalisti (politici e religiosi) abbiamo guerre e massacri: vedi il terrorismo dell’Isis; l’esportazione dei valori cristiani in Afghanistan, Iraq, Libia; la pulizia etnica operata dai Nethaniahu. In condizioni meno estreme, per esempio in Italia, abbiamo l’appartenenza senza credenza (belonging without believing) per cui la maggior parte di coloro che si dichiarano cristiani, ebrei o musulmani, lo fanno per ragioni di identità culturale, molto poco per ragioni di fede religiosa.

Nell’enciclica Centesimus Annus di Wojtyla possiamo leggere: «46. La Chiesa apprezza il sistema della democrazia … Ma la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall’accettazione della verità: in un mondo senza verità la libertà perde la sua consistenza, e l’uomo è esposto alla violenza delle passioni ed a condizionamenti aperti od occulti. Il cristiano vive la libertà (cf Gv 8,31-32) e la serve proponendo continuamente, secondo la natura missionaria della sua vocazione, la verità che ha conosciuto». Cioè, più semplicemente: siete veramente liberi solo se vi sottomettete alla mia verità.

Per quelli che pensano che l’attuale papa direbbe cose diverse riportiamo da Jorge Bergoglio, La via di Gesù, Ed. Solferino 2019: «Il povero in spirito è il cristiano che non fa affidamento su se stesso, sulle ricchezze materiali, non si ostina sulle proprie opinioni, ma ascolta con rispetto e si rimette volentieri alle decisioni altrui. Se nelle nostre comunità ci fossero più poveri in spirito, ci sarebbero meno divisioni, contrasti e polemiche! … La Vergine Maria, modello e primizia dei poveri in spirito perché totalmente docile alla volontà del Signore, ci aiuti ad abbandonarci a Dio, ricco in misericordia, affinché ci ricolmi dei suoi doni, specialmente dell’abbondanza del suo perdono.»

Chi crede in una Verità Assoluta, e in un clero che pretende di rappresentarla monopolisticamente, nella migliore delle ipotesi vede i fuscelli negli occhi altrui ma non le comuni travi nei propri. La soluzione sta nella laicità dello Stato, che garantisce (dovrebbe garantire) a tutti la libertà di credere in una religione o in nessuna, garantendo la neutralità della sfera pubblica, etsi deus non daretur (come se dio non fosse dato).