Il Gruppo di autoformazione (Graf) di ARCI MI-LO-MB ha prodotto un documento sul tema delle disuguaglianze sociali. Ecco uno stralcio:

«Quasi nessuno si dichiara contro l’uguaglianza, eppure le disuguaglianze sociali continuano ad aumentare; per spiegare questo paradosso serve innanzi tutto capire di cosa parliamo quando parliamo di disuguaglianza.

Non essendoci dubbio che i concreti individui siano tutti (tanto o poco) diversi tra loro, potremmo in termini molto generali definire la disuguaglianza sociale un sistema di relazioni caratterizzate da differenze oggettive ritenute ingiustificate.
Le disuguaglianze non sono solo economiche; gli esseri umani hanno bisogno di cure mediche, di istruzione, di un’abitazione, di vestiti, cultura, relazioni, giustizia, ecc. ecc., cioè vivono varie condizioni specifiche, seppure collegate tra loro e con la propria condizione economica, che si intrecciano anche con differenze di potere.

Sono pochi (fascisti, elitisti) quelli che teorizzano esplicitamente la necessità delle disuguaglianze. Più numerosi quelli che ritengono l’uguaglianza limitata dalla “natura” (intesa come essenza metafisica, non come sedimento storicamente determinato e quindi modificabile).

Per un razzista, sessista, ecc. ci sono differenze “naturali” per cui l’uguaglianza non può allargarsi oltre la propria etnia, il proprio genere, ecc.; per un liberista le differenze dipendono dal “merito”; per un religioso dalla “Provvidenza”, e così via.
Più numerosi ancora quelli che, esplicitamente o implicitamente, le considerano accidentali, non sistemiche.

In altri termini, le disuguaglianze sociali sono ritenute tali sulla base della propria visione del mondo, adottata consapevolmente o meno.

Le visioni del mondo vanno innanzi tutto distinte tra quelle che ritengono le disuguaglianze solo occasionali, dovute a cause specifiche, quindi correggibili agendo con misure specifiche, e quelle che le considerano sistemiche, basate sul modello sociale adottato, non efficacemente correggibili senza modificare il “sistema”, la struttura della società, cioè agendo “contemporaneamente” sull’insieme delle cause che le determinano con una visione d’insieme.

In questo documento adottiamo una logica intersezionale, cioè riteniamo che le disuguaglianze siano intrecciate, e intersecandosi si accentuano e diventano sistema. Quindi, per contrastarle efficacemente, servono pratiche e teorie specifiche, ma sempre collegate a una visione del mondo egualitaria, che si proponga i necessari cambiamenti di sistema.

Affronteremo quindi una serie di questioni, chiedendoci se il welfare universalistico sia desiderabile, se sia sostenibile, se la globalizzazione consenta l’esigibilità dei diritti, se abbia svuotato le istituzioni democratiche (democratura), sostituito la solidarietà con la carità adottando il principio di sussidiarietà, ecc.» …