La nostra associazione è apartitica ma non apolitica. Non ci schieriamo a favore o contro questo o quel partito, né a sostegno o in opposizione al governo. Ciò non ci impedisce però di commentare le scelte dei partiti e dei governi, in particolare sui temi della laicità.
Che Mario Draghi – che ha studiato al liceo dei gesuiti – non avesse molto da temere da san Giorgio era da tempo evidente, tant’è che Bergoglio lo aveva chiamato nel luglio 2020 a far parte della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, presieduta da Stefano Zamagni e incaricata di diffondere la dottrina sociale della chiesa cattolica, basata sul principio di sussidiarietà. La sussidiarietà è quel principio cattolico per cui il privato, profit e non profit, e le comunità locali sono sempre da preferire allo Stato, che però deve garantire loro sussidi pubblici.
Sempre nell’estate scorsa Comunione e Liberazione (CL) aveva osannato Draghi e aveva profetizzato la sua ascesa alla presidenza del consiglio, dove è arrivato in buona compagnia.
Era stato applaudito, sempre al meeting di CL, anche da Renato Brunetta, ora ministro della Pubblica Amministrazione.
Assidui e graditi ospiti del meeting ciellino di Rimini anche la ministra del Sud e coesione Mara Carfagna, la ministra Affari generali e autonomie Maria Stella Gelmini, il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
Anche il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini è di formazione cattolica e tecnocratica, vicino a Enrico Letta. Ex presidente dell’Istat, oggi è docente e coordinatore dell’Alleanza per lo Sviluppo sostenibile. Nel 1919 è stato anche lui al meeting a parlare di sussidiarietà, con Marco Fattore, ricercatore di statistica economica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Dipartimento welfare Fondazione per la sussidiarietà.
Milano-Bicocca è considerata un’università feudo di CL e sostenuta dai ciellini è anche la ministra dell’Università ed ex rettrice della Bicocca Maria Cristina Messa.
Il principio di sussidiarietà è stato usato per giustificare la privatizzazione strisciante del welfare, che da diritto universalistico tende a diventare opera pia, carità per i poveri e gli ultimi, spesso fatta pagare ai penultimi e scaricata dalla dichiarazione dei redditi dei ricchi filantro-capitalisti. Le applicazioni più evidenti della sussidiarietà le vediamo nella sanità convenzionata e nella scuola paritaria.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha diretto nei mesi scorsi una commissione che ha proposto di finanziare i “Patti educativi di comunità” e ha dichiarato “indispensabile” la collaborazione tra scuola statale e paritaria (“Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa: il ruolo delle comunità territoriali”).
Molto legata a CL anche la ministra della Giustizia Marta Cartabia, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano-Bicocca, giudice costituzionale diventata nel 2019 la prima donna presidente della Consulta, che si è distinta nell’opporsi a considerare “famiglie” le unioni omosessuali.
Questo elenco è sicuramente incompleto ma sufficiente a mostrare i pericoli che corriamo per la laicità dello Stato.
Draghi, nel suo discorso al Senato del 17 febbraio 2021 ha esaltato genericamente il volontariato, ma non ha precisato se si riferiva alle tante nobili energie che esprime il Terzo settore, oppure agli interessi e alle opacità che pure lo attraversano, alla sussidiarietà che privatizza il welfare universalistico e sostituisce i diritti e il mutualismo con la carità.
Infine Draghi poteva dire tante cose sull’ambiente, ma ha citato Bergoglio antropomorfizzando la natura e proponendo una visione creazionista del mondo: “siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”.
Poteva dirlo andando alla messa, non nel Senato di una Repubblica laica.