La chiesa cattolica si interroga periodicamente se chiedere al suo gregge una fede più intensa, anche rischiando di contrarsi, o di espandersi grazie alla sua presenza istituzionale, anche se con una adesione superficiale.
È una domanda sofferta, forse anche perché i cattolici godono per la sofferenza, e poi godono per l’adattamento alla volontà di dio; godono peccando e poi godono con il vitello grasso pentendosi. Ci sembra (certamente a causa dei nostri pregiudizi di materialisti un po’ materialoni) che l’esigenza di più spiritualità prevalga nettamente nelle prediche, ma un po’ meno nelle pratiche.
Ratzinger nel 1969 sosteneva che «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi… poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali… verrà vista molto di più come una società volontaria, in cui si entra per libera decisione… ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza… sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra».
Dopo oltre mezzo secolo possiamo notare, effettivamente, che i fedeli sono diminuiti e che anche tra i rimasti la fede è più incerta, però la chiesa non ha perso “gran parte dei privilegi sociali”. Ratzinger ha sbagliato anche la previsione sulla chiesa “che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra” e, forse, ha lasciato le chiavi a un altro papa proprio perché molto più abile nel flirtare.
Il Corriere della Sera del 22/8/23 preannuncia che la sua editrice Solferino sta pubblicando il saggio di Marco Ascioni La profezia di CL, in cui l’autore sosterrebbe che don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la morte di don Giussani, avrebbe “svoltato” dal 2012 con una coraggiosa “scelta religiosa” (Carrón: «Provo un dolore indicibile nel vedere che cosa abbiamo fatto della Grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento è continuamente identificato con la trattativa del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato»). Il libro sarà presentato prossimamente da Maurizio Lupi.
Il ciellino Lupi è lo stesso che presiede l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, “nato per unire oltre 200 tra deputati e senatori di tutti gli schieramenti politici”, come scrive il Corriere della Sera del 20/8/23 che ne pubblica un intervento firmato da Maurizio Lupi (Noi Moderati) e dai parlamentari Anna Ascani (PD), Elena Bonetti (IV), Guido Castelli (FdI), Alessandro Cattaneo (FI), Alessandro Colucci (Noi moderati), Graziano Delrio (PD), Annamaria Furlan (PD, ex s.g.Cisl), Massimo Garavaglia (Lega), Maria Chiara Gadda (IV), Andrea Gnassi (PD), Beatrice Lorenzin (PD, ex FI), Lorenzo Malagola (FdI), Luigi Marattin (IV), Simona Malpezzi (PD), Marco Meloni (PD), Giorgio Mulé (FI), Marco Osnato (FdI), Nazario Pagano (FI), Fabio Rampelli (FdI), Licia Ronzulli (FI), Ettore Rosato (IV).
Ricordiamo che il principio di sussidiarietà è alla base delle privatizzazioni e dell’autonomia differenziata; è il perno della dottrina sociale della chiesa e prescrive che deve essere sempre privilegiato il livello inferiore rispetto a quello superiore (sussidiarietà verticale) e il privato profit e non profit rispetto al pubblico (sussidiarietà orizzontale), e che lo Stato deve “ritirarsi” (sussidiarietà negativa) ma finanziando il “terzo” settore e le imprese “sociali” che lo sostituiscono (sussidiarietà positiva).
I firmatari, infatti, chiedono un ulteriore sostegno per la scuola paritaria e per la sanità convenzionata, “per stabilizzare l’impronta sussidiaria che l’Italia sta assumendo dalla riforma del titolo V della Costituzione” e per realizzare l’autonomia differenziata delle Regioni. Come si può notare, nonostante il “dolore indicibile nel vedere che cosa abbiamo fatto della Grazia che abbiamo ricevuto” espresso da Carròn, e nonostante l’incauta previsione di Ratzinger per una chiesa più spirituale che non flirta più “ora con la sinistra e ora con la destra”, gli affari procedono come al solito.
La chiesa non è poi così lacerata da una presunta alternativa tra spiritualità e presenza “affaristica”. Ha la capacità di utilizzare, contemporaneamente e su piani diversi, tutto quello che può (che gli viene lasciato fare per carenza di laicità). Fa venire in mente quella antica storiella popolare in cui uno chiede “vuoi la frittata o la salsiccia?” e l’altro risponde “quanto è buona la frittata con la salsiccia!”