Qual è il rapporto tra guerra e religione? Mauro Magatti, sul Corriere della sera del 5 aprile 2022, sostiene che «Il legame tra guerra e religione è vecchio come il mondo. Quando si va a uccidere – e a farsi uccidere – le ragioni terrene non bastano. Bisogna ricorrere a riferimenti superiori in grado dì giustificare l’omicidio e il sacrificio della vita. Solo così si può trovare il coraggio di attraversare la soglia dell’ordinario per entrare nello straordinario. Ma una tale strumentalizzazione della religione è inaccettabile».

Magatti argomenta mostrando l’evidente strumentalità di Putin, e del patriarca di tutte le Russie Kirill che sostiene che il conflitto «non ha natura fisica ma metafisica», che è la difesa dell’ortodossia cristiana dal laicismo occidentale rappresentato dal primo gay pride di Kiev del 2019.
Fin qui il ragionamento di Magatti fila; un po’ meno quando cita la Bibbia omettendo gli innumerevoli episodi in cui Dio chiede di sterminare uomini, donne, bambini e animali del nemico, talvolta risparmiando per se stessi alcune donne purché vergini e gli animali.

Il 26 marzo 2022 il presidente cattolico Biden ha concluso a Varsavia tra gli applausi il suo discorso con queste parole: «Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere. Dio vi benedica tutti. E possa Dio difendere la nostra libertà, e possa Dio proteggere le nostre truppe. [Applausi]»
Magatti non cita questa “inaccettabile” strumentalizzazione di Biden, si concentra sull’ecumenismo dei cattolici che combatterebbero tutti i fondamentalismi e sostiene l’opportunità di un viaggio di Bergoglio a Kiev, per «sottrarre a Putin – e a tutti gli autocrati e i populisti che si aggirano per il mondo – la legittimazione religiosa» delle guerre.

Un’analisi razionale del conflitto non può che partire dalla responsabilità russa dell’aggressione all’Ucraina, ma non può neanche negare che ci siano state delle concause, che non giustificano l’invasione, comunque le si voglia “pesare”. Tra queste c’è lo scontro (non sempre ecumenico) tra cristiani ortodossi russofoni dell’est e cristiani cattolici anti-russi dell’ovest, cioè una guerra che dal 2014 ha provocato migliaia di morti nel Donbas. Lascia senza parole che un acuto pensatore qual è Magatti possa pensare che il rappresentante di una parte “in causa” possa svolgere un ruolo di mediazione e non venga inteso – alla Biden – come voglia “Dio proteggere le nostre truppe”.

Non c’è dubbio che la chiesa cattolica abbia una grande capacità di tenere insieme il diavolo e l’acqua santa, la propaganda e la dottrina. Grazie alla sua straordinaria capacità comunicativa, Bergoglio può dichiararsi contro le spese militari e non cambiare il Catechismo che ammette la “guerra giusta” (CCC 2309): il comandamento “non uccidere” viene infatti interpretato in modo assoluto per l’aborto e l’eutanasia, ma con real-politik per la guerra, che se è ammissibile rende ammissibili anche le spese per le armi.

Insomma, non tutti i religiosi sono guerrafondai, ma i dogmatismi delle religioni (e non solo) rendono più difficile la convivenza tra idee diverse e la prevenzione dei conflitti distruttivi. Poi si può digiunare per la pace e soccorrere i profughi, ma non raccontateci che è inaccettabile che la politica strumentalizzi la religione per la guerra, perché politica e religione sono reciprocamente strumentali da sempre. Solo la moderna laicità cerca di attuare questa separazione.