La definizione moderna di laicità è quella basata sull’etsi deus non daretur (come se dio non fosse dato), cioè sull’esclusione di dogmi dalla sfera pubblica. Semplificando molto, la sfera pubblica è il “luogo” della discussione in cui si formano le opinioni politiche sulle questioni di interesse generale (da non confondere con la sfera politico-amministrativa dello Stato, né con l’opinione pubblica).
Per discutere bisogna presentare le proprie verità (relative) ai cittadini e alle cittadine nostri pari (liberi e uguali, che si autodeterminano) essendo disposti a accettare le verità altrui (anch’esse relative). Non c’è possibilità di discussione, invece, se si pretende di imporre le proprie Verità (assolute), indiscutibili perché dettate da un dio, da un duce, da un patriarca, da un principio “superiore” metafisico.
Quindi anche un religioso può essere laico se esprime la sua credenza solo nella sfera privata, e viceversa un ateo può non esserlo se vuole imporre le sue credenze come indiscutibili (con un culto della personalità, con credenze razziste, sessiste, ecc.).
Ciò premesso, ArciAtea è una associazione apartitica ma non apolitica, facciamo riferimento ai valori costituzionali, all’antifascismo, ai diritti umani. Non chiediamo ai soci a quale partito aderiscano; supponiamo che possano fare riferimento (più o meno entusiasta) ai vari partiti di sinistra, progressisti, o al m5s; riteniamo improbabile che siano orientati verso i partiti di destra che (più o meno esplicitamente) esprimono politiche antiegualitarie e antilibertarie, proprio perché hanno bisogno di una autorità “superiore” (religiosa o politica) che li guidi.
Essere apartitici e non apolitici significa anche sentirsi liberi di criticare forme di comunicazione che riteniamo poco laiche, compresa l’apoteosi, la magnificazione di Mario Draghi, trattato da molti media come l’Uomo della Provvidenza, il Salvatore della Patria, il Migliore.
Non sappiamo quanti soci o simpatizzanti di ArciAtea considerino positivo o negativo il suo operato: non è questo il punto. Si può anche avere un giudizio estremamente positivo sulle capacità e sui risultati di Draghi, ma non considerare capacità e risultati come indiscutibili, perché così si limita la laicità dello Stato, e la stessa democrazia.