Esaminare il significato delle parole ci mostra la profondità delle radici del patriarcato. Il termine matrimonio deriva da “mater” (madre, genitrice) e “munus” (compito, dovere), cioè fa riferimento più al compito di madre, di fattrice, che al compito di moglie, che si completerebbe solo con la procreazione. Invece il patrimonio (il dovere di accumulare beni) è il compito del padre.

Anche da questo punto di osservazione si può capire quanto il diritto all’aborto, all’interruzione volontaria della gravidanza, non riguardi solo la salute delle donne ma il loro ruolo nella società. E viceversa spiega l’accanimento dei reazionari contro i diritti delle donne, e particolarmente contro l’aborto.

La Francia è il primo Paese al mondo che inserisce in costituzione il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza. In un periodo in cui le conquiste delle donne si diffondono, vediamo anche reazioni pericolose: negli Stati Uniti, in Polonia, con i femminicidi, con rigurgiti di maschilismo. Quindi la Francia può giustamente vantare questo primato storico laico, insieme alla proclamazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino.

L’aspetto più notevole è che in Francia c’è stato un amplissimo consenso su questa misura (780 a favore, solo 72 contro). Anche le destre l’hanno approvata, si sono opposti solo i vescovi che hanno invitato al digiuno e alla preghiera, raccogliendo pochi consensi (politici e, supponiamo, alimentari).

Questa la differenza con l’Italia, dove soprattutto la destra, ma anche molti di sinistra, si piegano ai diktat del Vaticano contro il diritto (soprattutto ma non solo) delle donne a disporre del proprio corpo.

Certo, si intrecciano vari aspetti non sempre nobilissimi: la Francia rivendica il suo universalismo repubblicano anche per contrapporlo a quello statunitense, Macron non ha molto altro per lasciare un buon ricordo di sé, l’erosione sostanziale del welfare e dei diritti procede anche in Francia; ciononostante l’indicazione della libertà di aborto in Costituzione ha un grande valore, per la laicità dello Stato e per i diritti delle donne.

Sappiamo bene, anche in Italia, che un diritto garantito in Costituzione non necessariamente si sostanzia, che la nostra Costituzione è sotto attacco, anche formalmente ma soprattutto sostanzialmente. In Italia il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza è messo in discussione più esplicitamente dalle destre ma, in generale, da un sistema politico che non riesce a affermare la sua laicità.

Gli esempi sono innumerevoli, dagli ostacoli posti al metodo farmacologico (alla RU486), all’occupazione dei consultori per imporre l’ascolto del battito cardiaco del feto, a un'”obiezione di coscienza” strumentale e opportunistica, che sarebbe più corretto definire “abiezione di coscienza“.