Lo stop al ddl Zan e, soprattutto, i commenti successivi mostrano chiaramente la carenza di laicità. Il termine laicità è stato stiracchiato, deformato, risemantizzato fino a rovesciarne il significato, ma essere laici vuol dire difendere la libertà di religione e contrastare l’uso di dogmi religiosi (e non solo) nella sfera pubblica (etsi deus non daretur).
Oggi i dogmi si esprimono meno nella forma esplicita “Dio lo vuole“; assumono invece una forma equivalente ma meno diretta “la Natura lo vuole“. Il dibattito sul ddl Zan ha mostrato una convergenza tra ideologia cattolica (non solo di destra), femminismo della differenza e qualche scheggia di sinistra “rosso-bruna”, accumunate dalla critica a chi nega l’esistenza di un “ordine naturale” e pretende di autodeterminarsi.
La natura, intesa come ambiente storicamente determinato di cui facciamo parte, viene sostituita dalla “Natura”, resa metafisica, un Assoluto, una Essenza, un Dogma che richiede di raddrizzare i “disordinati” che pretendono di liberarsi dalle “leggi della Natura” (in realtà dagli stereotipi consolidati da oppressioni millenarie).
Noi siamo le nostre relazioni, la nostra identità non è una Essenza, stabilita una volta per tutte, ma muta nel corso del tempo e in base alle esperienze.
Nasciamo chiari o scuri, maschi o femmine, biondi o bruni, e con tante altre differenze; ma perché queste differenze dovrebbero imporci dei ruoli?
Ammesso e non concesso che in passato si sia creata una specializzazione tra cacciatore e raccoglitrice (l’antropologia ha mostrato come anche questa rappresentazione sia stata influenzata dagli attuali pregiudizi) non si capisce perché mai – oggi che non abbiamo più quei “vincoli naturali” – dovremmo continuare a considerali determinanti, a subirli.
Perché le nostre relazioni dovrebbero essere imprigionate in base alla vagina o al pene con cui nasciamo e non lasciate libere di assumere l’identità di genere desiderata?
La laicità si basa sull’etsi deus non daretur di Grozio (come se dio non fosse dato); possiamo laicamente specificare questo principio con etsi sexus non daretur, comportarsi come se il sesso biologico non fosse dato.
Hugo Grotius (1583 – 1645)
Vedi anche il nostro editoriale del luglio scorso in cui scrivevamo: “Meglio (rischiare di) avere il ‘nulla’, cioè rischiare la bocciatura del ddl, che confermare un pensiero reazionario; la battaglia culturale contro le discriminazioni subirebbe un mancato risultato sul piano normativo, ma almeno potrebbe continuare risultando chiare le posizioni e le responsabilità delle forze politiche e sociali, Vaticano compreso“.