Il Corriere della Sera ha distribuito gratuitamente il libro, curato da Lorenzo Fazzini, di Jorge Mario Bergoglio, La via di Gesù. Il Vangelo secondo Francesco.
È una lettura istruttiva perché – sostiene Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna – “Non si può capire Francesco e il suo insegnamento senza capire la centralità del Vangelo «sine glossa», senza ipocrisie e convenienze, legato alla vicenda umana concreta”; istruttiva per i cattolici, ovviamente, ma anche per gli atei, soprattutto per quella parte della sinistra che si lascia affascinare dal linguaggio peronista del papa e non coglie l’ordine sottostante della dottrina da lui professata.
La tradizione cattolica è riaffermata incondizionatamente: “La Parola di Dio: quella ha la forza per sconfiggere Satana. Per questo bisogna prendere confidenza con la Bibbia: leggerla spesso, meditarla, assimilarla. La Bibbia contiene la Parola di Dio, che è sempre attuale ed efficace.”
Vogliamo l’autodeterminazione? Usare lo spirito critico? Ribellarci alle ingiustizie? Lottare per un mondo di liberi e uguali? Il modello che ci propone Bergoglio è il solito: “Il povero in spirito è il cristiano che non fa affidamento su se stesso, sulle ricchezze materiali, non si ostina sulle proprie opinioni, ma ascolta con rispetto e si rimette volentieri alle decisioni altrui. Se nelle nostre comunità ci fossero più poveri in spirito, ci sarebbero meno divisioni, contrasti e polemiche!”
Per non parlare del modello di donna rappresentato dalla madonna: “La Vergine Maria, modello e primizia dei poveri in spirito perché totalmente docile alla volontà del Signore, ci aiuti ad abbandonarci a Dio, ricco in misericordia, affinché ci ricolmi dei suoi doni, specialmente dell’abbondanza del suo perdono.”
Il presupposto è che siamo marchiati dal peccato originale, dobbiamo provare senso di colpa, chiedere perdono, ubbidire. È la riproposizione dello schema cognitivo e comportamentale (dio, patria e famiglia) che fa della religione uno strumento d’ordine, al servizio di una “autorità“ morale, politica o patriarcale, utilizzabile anche da una élite di atei devoti, anche da la Repubblica e dal Corriere che diffondono quotidianamente le parole del papa, perché sanno bene che il linguaggio populista peronista – che incanta anche una parte disorientata dell’estrema sinistra – non è per loro pericoloso.