Il 15 febbraio la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum denominato “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”.
Capiremo meglio quando verrà depositata la sentenza con le motivazioni, comunque dal comunicato stampa già si può capirne il senso: “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
Siamo ovviamente dispiaciuti per questa sentenza, ma non meravigliati, né tantomeno demoralizzati. La lotta per l’eutanasia legale continua, nonostante l’inascoltata pronuncia della Consulta del 2019 che chiedeva di legiferare in materia, nonostante un parlamento affetto da anoressia laica che non riesce a legiferare neanche l’inconsistente proposta di legge (del 10/5/21) che risulta essere addirittura peggiorativa rispetto ai diritti finora riconosciuti nei Tribunali.
Il referendum è stato bloccato ma la raccolta di 1.240.000 firme resta nella coscienza dei cittadini e continuerà a pesare politicamente: la campagna “Eutanasia legale”, per essere “liberi fino alla fine”, continua con immutato vigore.
Un episodio avvenuto un giorno prima della sentenza della Corte, può aiutarci a capirne meglio le “motivazioni”. Il 14 febbraio – lo diciamo per i papa-entusiasti di sinistra – il “compagno” Bergoglio ha incontrato il leader del Family Day Massimo Gandolfini e gli ha espresso la sua “totale condivisione, anche operativa” sulle iniziative “per la vita” e “contro il diavolo”.
Bergoglio ha più volte preso posizione contro l’eutanasia, imponendoci la sua visione per cui la nostra sofferenza ci aiuterebbe ad avvicinarci alla sofferenza di Cristo e alla salvezza dell’anima. La cosa grave è che la politica non riesce a esprimere uno Stato laico e che molti a sinistra considerino il papa una guida, suggestionati da alcune parole e sordi ad altre.