I politici dovrebbero rappresentare gli elettori.
Gli elettori cattolici praticanti sono circa un quinto in costante calo; atei, agnostici e credenti di altre religioni sono altrettanti in costante crescita; in mezzo c’è chi continua a dichiararsi cattolico ma sbattendosene sempre più della dottrina.

Però, tra i leader dei principali partiti abbiamo un Salvini con il rosario in mano, una Meloni tutta dio patria e famiglia, un Letta sempre democristiano, un Conte devoto a Padre Pio.
Poi abbiamo un Draghi cattolico praticante che ha studiato dai gesuiti e cita il papa mentre snobba il Parlamento, un generale Figliuolo che si raccomanda a Santa Rita vaccinatrice, un ministro Speranza che nomina un arcivescovo a capo di una commissione della Repubblica, e l’elenco dei ministri devoti è lungo, molto lungo.

La grande capacità comunicativa di Bergoglio ci mostra continue “aperture” che restano sulla carta dei giornali che le pubblicano, ma la dottrina resta inalterata, e le ingerenze pure.
Lo stop al DDL Zan è avvenuto dopo l’intervento del Vaticano, che ha mobilitato i franchi tiratori, non solo renziani, che hanno approfittato dell’occasione anche per sperimentare “nuove” alleanze centriste.

Tra poco si dovrà scegliere il o la Presidente della Repubblica che sostituisca il cattolico praticante Mattarella. Al netto di desideri irrealizzabili o depistaggi, sembrano profilarsi le candidature di Pier Ferdinando Casini e di Marta Cartabia.
Casini è un cattolico praticante, contrario a matrimonio e adozioni omosessuali (“violenza contro la natura”), ecc. ecc., sostenitore di Berlusconi prima, poi eletto in Parlamento con l’appoggio del PD.
Cartabia è una cattolica praticante, contraria a matrimonio e adozioni omosessuali, ecc. ecc., amica di Comunione e Liberazione.

Dicevamo, i politici dovrebbero rappresentare gli elettori, quantitativamente e qualitativamente sempre meno cattolici. Dovrebbero.
Invece il principio di laicità resta formalmente “supremo”, ma sostanzialmente inapplicato.