In Italia Bergoglio gode di buona stampa e, con l’invasione russa dell’Ucraina, molti opinionisti e conduttori di talk show hanno sottolineato la sua “unicità morale” contrapponendolo al Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill.
Il papa e il patriarca sono diversi, anche perché rappresentano le rispettive chiese, ma sono molto più simili di come un giornalismo embedded li abbia rappresentati.
Molti hanno sottolineato la giustificazione dell’aggressione fatta da Kirill quando ha sostenuto che il conflitto «non ha natura fisica ma metafisica», che è la difesa dell’ortodossia cristiana dal secolarismo occidentale, che il primo Gay Pride di Kiev del 2019 ne è stato una minacciosa manifestazione.
LA DICHIARAZIONE COMUNE DEL 2016
Nella Dichiarazione comune di Francesco, Vescovo di Roma, Papa della Chiesa Cattolica, e di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, fatta il 12 febbraio 2016 a L’Avana, possiamo leggere:
«15. … la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica». E proseguono:
«16. Il processo di integrazione europea … è stato accolto da molti con speranza … Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane».
In sostanza ci dicono: vigilanza confratelli! vigilanza contro il laicismo aggressivo di un’Europa che minaccia la libertà religiosa rinnegando le sue radici cristiane, che mina la famiglia fondata sul matrimonio “di un uomo e di una donna”, finalizzato alla procreazione. «Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione» – continua la Dichiarazione comune – ribadendo la condanna di aborto, eutanasia, procreazione medicalmente assistita, ecc.
FILETISMO E UNIVERSALISMO
Bergoglio e Kirill condividono importanti analisi e inimicizie, le differenze dipendono soprattutto dal carattere nazionale del patriarcato e globale del papato.
La chiesa greco-ortodossa è un insieme di chiese autocefale, filetiche, cioè nazionali, spesso in competizione tra loro.
Nel 2018 Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli (considerato primus inter pares), ha annullato una disposizione del 1686 che assegnava al patriarca di Mosca la nomina del metropolita di Kiev concedendo l’autocefalia alla chiesa ucraina. Sua Beatitudine Epifanij è diventato il metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina e la formazione di questa chiesa nazionale è stata sostenuta anche da vari espropri ordinati dal governo ucraino a scapito della concorrente Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca che fa capo a Kirill.
Il cattolicesimo, invece, distingue una chiesa docente (clero) da una chiesa discente (fedeli) e riconosce nel vescovo di Roma il capo universale della chiesa.
Essendo “universale” come una corporation multinazionale tende a non schierarsi nei conflitti militari e lascia tale compito alle “filiali” nazionali, alle varie Conferenze episcopali. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk arcivescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina (uniati, cioè tornati al cattolicesimo pur mantenendo specifiche liturgie e gerarchie) sostiene che “difendere la nostra Patria è un nostro diritto naturale e dovere civico“, benedicendo le stesse armi e combattenti benedetti da Epifanij, in contrapposizione alle benedizioni di Kirill.
GEOPOLITICA STRATIFICATA
Non dobbiamo dimenticare che la chiesa cattolica, nonostante la sua duttilità, resta per principio contraria all’autodeterminazione dell’umanità su cui si fonda la modernità, nelle sue varianti liberali e socialiste; per la chiesa la libertà è sempre subordinata alla legge di dio, alla Verità affidata alla sua interpretazione.
La geopolitica stratificata del Vaticano, nella pratica, deve tenere insieme vari aspetti: l’investimento strategico in Asia, l’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi in Cina, la sua presenza in Africa e America Latina, la concorrenza dei neopentecostali, la riduzione della partecipazione ai riti in Europa, i suoi rapporti con quella metà del mondo che non “sanziona” la Russia, ecc. ecc.
Quindi non deve stupirci che il papa si dichiari contro la guerra stigmatizzando la corsa alle spese per armamenti e però mantenga invariata la dottrina (Catechismo della Chiesa Cattolica, paragrafo 2309) che ammette la guerra giusta, che avrà giustamente bisogno di spendere per qualche arma; né che denunci in un’intervista sul Corriere del 3 maggio l'”abbaiare della Nato alle porte della Russia” e poi dica che Kirill “non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”.
Sono affermazioni contraddittorie ma su piani diversi, spesso finalizzate a bilanciare nella comunicazione una precedente suggestione. Bergoglio è bravissimo nel marketing mix, nell’allargare la coperta, nel “suggerire” un’apertura senza cambiare di una virgola la dottrina, facendo convivere in un mercato segmentato i diversi target.
IL RAPPORTO TRA GUERRA E RELIGIONE
il 24 aprile 2022 Putin e il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin partecipano alla celebrazione della pasqua ortodossa officiata da Kirill. Ormai Putin è un devoto (o un’ateo devoto), ma non è il solo. Il 26 marzo 2022 il presidente cattolico degli States Biden gli si era rivolto concludendo così il suo discorso a Varsavia: «Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere. Dio vi benedica tutti. E possa Dio difendere la nostra libertà, e possa Dio proteggere le nostre truppe. [Applausi]»
«Bisogna ricorrere a riferimenti superiori in grado dì giustificare l’omicidio e il sacrificio della vita. Solo così si può trovare il coraggio di attraversare la soglia dell’ordinario per entrare nello straordinario. Ma una tale strumentalizzazione della religione è inaccettabile» scrive Mauro Magatti sul Corriere della sera del 5 aprile 2022, sostenendo l’opportunità di un viaggio di Bergoglio a Kiev, per «sottrarre a Putin – e a tutti gli autocrati e i populisti che si aggirano per il mondo – la legittimazione religiosa» delle guerre.
Compito arduo, visto che tra le cause remote del conflitto c’è anche lo scontro interno tra ucraini ortodossi russofoni e ucraini cattolici filo-occidentali, che è difficile fare da mediatore quando si è anche parte in causa, che anche Zelensky ha chiesto al papa di proporsi come mediatore, sapendo che una sua visita a Kyïv sarebbe intesa come uno schieramento, non come l’ecumenismo dei cattolici. A Bergoglio piacerebbe molto presentarsi come mediatore e il 25 febbraio era andato dall’ambasciatore russo proprio per esplorare questa possibilità, ma ha poi capito che era troppo rischioso e, forse, la battuta sul “chierichetto di Putin” è servita anche a sancire l’abbandono dell’ipotesi della sua mediazione.
LAICITÀ E SENSO CRITICO
L’invasione dell’Ucraina ci mette tutti di fronte a problemi complessi e controversi, non risolvibili con superficiali schieramenti da tifosi o con l’appello del papa al Sacro cuore di Maria del 25 marzo.
Non tutti i religiosi sono guerrafondai, ma i dogmatismi delle religioni (e non solo) rendono più difficile la convivenza tra idee diverse e la prevenzione dei conflitti distruttivi. Poi si può digiunare per la pace e soccorrere i profughi, ma non raccontateci che è inaccettabile che la politica strumentalizzi la religione per la guerra, perché politica e religione sono reciprocamente strumentali da sempre. Solo la moderna laicità cerca di attuare questa separazione.
Una politica basata su laicità e pensiero critico non è sufficiente per evitare tutte le guerre, ma certamente aiuta.
Giancarlo Straini