Formalmente laici, per default cattolici
Il crollo del viadotto Polcevera a Genova è una tragedia di tale entità da richiedere la celebrazione di funerali di Stato. Il modo in cui è stata effettuata consente anche di riflettere sulla laicità dello Stato italiano.
La celebrazione dei funerali di Stato, infatti, è stata affidata all’arcivescovo Angelo Bagnasco e alla fine della messa è stato ritagliato uno spazio per l’imam del Centro Islamico genovese, Salah Hussein.
I familiari di metà delle vittime hanno rifiutato i funerali di Stato, per risentimenti, riservatezza, voglia di utilizzare un rito evangelico nella propria comunità.
Noi ci chiediamo perché la Repubblica italiana – che formalmente dichiara il principio supremo della laicità – non abbia effettuato una cerimonia laica, preceduta o seguita dalle varie cerimonie religiose. Come, per esempio, è stato fatto in Francia il 28 marzo scorso con la cerimonia solenne per il gendarme eroe Arnaud Beltrame (cattolico), ucciso da un terrorista dopo che si era offerto ostaggio al posto di una donna.
Infatti i “funerali di Stato“ a Genova sono stati affidati al cattolico Bagnasco e la “laicità“ è stata ridotta a semplice tolleranza, lasciando uno spazio ai musulmani che l’hanno richiesto.
In altri termini, la “costituzione materiale”, cioè il modo corrente con cui si interpreta – o si stravolge – la Costituzione italiana vigente, ci mostra che la Repubblica italiana è cattolica per default.
Nel linguaggio dell’informatica per default indica che c’è una impostazione predefinita, che vale in mancanza di altre specificazioni, cioè a meno che non ci sia un intervento esplicito che la modifichi.
In altri termini potremmo dire che la variabile (celebrazioni) contiene un dato valore (cattolico) per default, predefinito, che può essere modificato ma solo occasionalmente con un intervento specifico.
Anche tra gli atei c’è chi si preoccupa soltanto di garantirsi un proprio spazio particolare, cioè che non gli venga imposta una cerimonia religiosa; ma i riti sono importanti perché, direttamente o indirettamente, influiscono sulla nostra vita che è inevitabilmente sociale, relazionale.
A maggior ragione se si tratta di un rito che non investe solo la sfera privata, ma – come nel caso di Genova – è un atto politico, un funerale di Stato, che indubbiamente investe la sfera pubblica.
Insomma, la classica e doverosa regola dell’etsi deus non daretur (anche se dio non fosse dato) non è stata seguita, e quel che è peggio è che ciò non ha provocato scandalo, neanche tra molti atei chiusi nel loro “particulare”.