La manovra del governo Meloni non sembra discostarsi molto dalle precedenti: un taglio qua, una mancetta là. I dettagli sono importanti ma vale anche la pena, ogni tanto, guardare più da lontano per osservare le tendenze fondamentali.
Possiamo farlo utilizzando le autorevoli analisi di Piketty o di Mazzucato, oppure accontentandoci dei conti della serva (pardon, della colf); anche perché nessuno può negare che da qualche decennio le disuguaglianze continuano a aumentare, che i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, i ceti medi sempre più medio-bassi.
Non è difficile scoprire, facendo sempre i conti della colf, che da decenni i Paperoni pagano meno tasse dei Paperini, che la tassa di successione è tale che il Berlusca è trapassato senza che trapassasse qualche soldino nelle casse dello Stato, che gli interessi sul debito pubblico arricchiscono le società finanziarie creditrici, che l’inflazione si mangia i redditi fissi e fa ingrassare gli speculatori, che i paradisi fiscali sono “intoccabili”, ecc. ecc.
Tutto ciò è pagato con i tagli alla sanità e alla scuola, con le svendite delle privatizzazioni, con un modello di sviluppo che cerca la competitività nella riduzione dei salari e dei diritti, non nella qualità dei prodotti e dei processi produttivi, con la riduzione degli investimenti, con l’aumento del precariato, ecc. ecc.
Basterebbe una “piccola” patrimoniale che riguardi solo i Paperoni, una tassa di successione come negli altri Paesi, una tassazione progressiva come peraltro è scritto in Costituzione, per sostenere la sanità pubblica, per riformare (ma sul serio) la Fornero, per aumentare i salari, ecc.; ma chi lo propone viene accusato di voler mettere le mani nelle tasche degli italiani.
La tecnica è semplice e ampiamente sperimentata: le tasche dei Paperoni si riempiono tranquillamente con l’evasione e l’elusione fiscale, quindi le tasse per i Paperini aumentano, ma si consente (ad alcuni di loro) un po’ di evasione, rendendoli così complici di una rivolta contro il fisco che in realtà avvantaggia soprattutto i Paperoni.
La manovra del governo, se omettiamo i “dettagli”, dice che “ogni promessa è a debito”, cioè inflazione, qualche mancetta pre-elettorale, tante dichiarazioni dio-patria-famiglia, e tagli al welfare, inevitabili perché i soldi necessari non si prendono da chi (chiesa compresa) dovrebbe pagarli per il bene comune.
La flat tax è la dichiarazione paradossale di “uguaglianza” che fa pagare a Paperino le stesse tasse di Paperone. E alcuni vissero felici e contenti.
Vedi anche:
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