Non è semplice interpretare il nuovo DL Covid che istituisce il green pass, a causa dei numerosissimi rimandi alle norme precedenti, ma sembra proprio che per le chiese non cambi nulla.
Da razionalisti sosteniamo le misure cautelative decise sulla base delle conoscenze maturate nella comunità scientifica, verità sempre relative e provvisorie, a maggior ragione di fronte a un fenomeno “nuovo”, qual è questa pandemia.
Stride però – per mancanza di laicità – il trattamento diverso riservato alle celebrazioni religiose: ascoltare un monologo in teatro è diverso dall’ascoltare una predica dal pulpito? piegarsi in palestra è diverso dall’inginocchiarsi in chiesa? ingerire un cornetto (diabolico!) seduti al bar è diverso dall’ingerire un’ostia? lanciare palle allo stadio è diverso dal lanciarle dall’altare?
La situazione però è un po’ più complessa; non ci sono solo i credenti/creduloni che si affidano alle benedizioni più che ai vaccini, seguendo il principio del crescete e moltiplicatevi (anche nei contagi).
La chiesa cattolica ha preteso un “trattamento” speciale, ha voluto che si ribadisse che sono sottomessi solo alla legge di dio, non a quella dello Stato, costruzione artificiosa nata con la modernità, con l’Illuminismo, con l’autodeterminazione dell’umanità. Però non sono (tutti) fessi; infatti leggiamo che in Vaticano “sebbene la vaccinazione non sia obbligatoria, il non sottoporvisi comporterà per cittadini e dipendenti del vaticano ad alcune conseguenze”.
In altri termini, il potere secolare della chiesa usa la razionalità scientifica per non pagare il prezzo della pandemia. Però, come in una lotta medievale per le investiture, pretende di avere uno statuto speciale, diverso da quello di noi cittadini. E pazienza se così contribuisce alla diffusione dei contagi.