Non è vero che siamo tutti uguali di fronte alle malattie.

Le statistiche ci dicono che la speranza di vita è diversa in relazione al reddito, all’istruzione e ad altre condizioni sociali.

La genomica sociale ci spiega come i meccanismi epigenetici trasmettono i vantaggi e svantaggi sociali alle generazioni successive, non solo culturalmente ma anche biologicamente (vedi il nostro recente convegno con Carlo Alberto Redi e Manuela Monti).

Il comportamento del covid-19 è ancora poco conosciuto e prevedibile, ma sappiamo che è pericoloso soprattutto per i soggetti più fragili ed è noto che condizioni sociali svantaggiate riducono le stesse difese immunitarie.

Alcune misure di contenimento, con pesanti effetti economici e sociali, avrebbero potuto essere meno drastiche se negli ultimi decenni I tagli alla sanità pubblica non avessero portato alla riduzione di posti letto, attrezzature e personale.
I rischi di collasso del sistema sanitario di fronte all’epidemia sono gravi anche dove c’è un sistema sanitario pubblico che, per quanto logorato, fornisce standard elevati. Dove è privatizzato o ridotto al minimo le disuguaglianze di reddito, di istruzione e di potere verranno drammaticamente accentuate dall’epidemia.

Dunque, la lotta per l’uguaglianza e i diritti, per la laicità e la razionalità scientifica, è ancora più necessaria di fronte all’epidemia di coronavirus.