“Harlock sui muri di tutta Italia” annunciano movimenti di mal-destra ispirazione, aff(l)iggendo un trionfo di manifesti nelle zone frequentate dagli studenti in alcune città italiane.
Per conoscere gli ingredienti di questo minestrone nostalgico scaldato in salsa teriyaki si rimanda ai relativi siti propagandistici; è bene però anticipare, a chi proprio volesse assaggiarne un po’, che esso è un piatto dai sapori inconciliabili, improponibile a qualsivoglia palato. Un po’ come pane acciughe e Nutella.
Ma procediamo con ordine.
Poiché ormai nessuno ignora più la capacità della mass-culture di rappresentare e canalizzare le aspirazioni della collettività, la nuova propaganda rampante tenta l’abbordaggio culturale ai Millenials, figli di quella Goldrake generation per cui “I nostri, sì che erano cartoni!” cercando di utilizzare armi dialettiche e simbolismi facilmente interpretabili da entrambi. Non male come idea: colmare il gap generazionale richiamando al fronte due generazioni di baionette sotto la medesima bandiera nera con teschio.
Peccato però che proporre Harlock su un manifesto di destra equivalga a stampare Giordano Bruno su francobolli vaticani.
Naturalmente chi ha organizzato questa genialata non sarebbe stato fascista se si fosse premunito di approfondire la questione, accertandosi della coerenza di quanto proposto. Ma che importa? Tanto stiamo parlando di un tizio che si veste di inequivocabile pelle nera ed espone trionfalmente un teschio, no?
Eppure Matsumoto già più di una volta si è dichiarato contrario alla strumentalizzazione politica dei propri lavori. Certo, accade comunque sovente di proporre una idea per così dire “genuina” che abbia però poi involontari connotati politici. Sotto questa luce, però, sarebbe praticamente impossibile non definire Harlock un anarchico.
Ma ok, poiché l’anarchismo è di per se un concetto intricato e spesso intrinsecamente conflittuale e poiché, se non ricordo male, sempre Matsumoto prende le distanze da questa interpretazione, lasciamo perdere tutto e concentriamoci piuttosto su quello che Harlock sicuramente non può rappresentare.
È stato detto, da chi ha proposto questi manifesti, che il Capitano (come un ben più grasso e brutto pseudocapitano attuale) sarebbe l’unico pronto a difendere la patria dagli invasori.
Peccato però che questi “invasori” non siano un esercito di disperati dilettanti, ma un popolo ben organizzato, inquadrato, fanatico, composto da una collettività militarizzata priva di individualismi: cosa vi ricorda? Alzi la mano (destra) chi sta pensando ai totalitarismi!
Che dire poi del “governo mondiale” decadente contro cui si ribella Harlock? Lo stesso governo che sfrutta la televisione per “ipnotizzare” le popolazioni. Anche in questo caso l’allegoria della TV intesa come arma retorica è stata ignorata dai tizi di cui sopra.
Gli stessi si sono poi presi la briga di scoprire che, in un noto lungometraggio, un antenato del Capitano piloti un velivolo nazista. Ma le parole del protagonista ne giustificano immediatamente la posizione, così come l’azione del suo amico fraterno che cancella la croce uncinata per sostituirla con il simbolo della bandiera pirata. Più eloquente di così…
Questi indefessi promotori di un pirata fascista, richiamano anche un lungometraggio (Harlock Saga – l’anello dei Nibelunghi) definendolo la prova definitiva di una caratterizzazione che cede alle tematiche care alla destra estrema. E qui la profondissima ignoranza di queste persone rivaleggia con la superficialità delle loro affermazioni.
Eppure basta poco per comprendere il significato di queste scelte (basta poco, ma bisogna volerlo fare, ovviamente). Bisogna infatti sapere che la serie delle avventure del Pirata dello Spazio terminano con una citazione, un messaggio chiaro ed inequivocabile lasciatoci dall’autore, che sbatte in faccia quale sia la chiave di lettura bisogna da dare alla sua opera. Le parole sono tratte da un lavoro del romanziere Osamu Dazai, uno scrittore moderno vissuto nella prima metà del Novecento. Costui fu dapprima ispirato dalle idee Marxiste (ebbene sì, un certo Marx, altro che Eya Eya Alalà) alle quali poi in parte rinuncerà per sposare anima e corpo il decadentismo (inseguirà più volte il suicidio fino a riuscirci). Lo stesso decadentismo di ispirazione francese (così come lo stesso Dazai dichiarerà) che racconta un certo disgusto per la vita, che insegue mondi lontani ed inarrivabili (esattamente come Harlock) nel tentativo di svincolarsi dalle banalità di una vita comune. Lo stesso decadentismo francese che vede in Baudelaire uno dei massimi interpreti, quel Baudelaire ammiratore di Richard Wagner.
Riassumendo: Leiji Matsumoto ispirato da Osamu Dazai, ispirato da Baudelaire, ispirato da Wagner. Il cerchio si chiude definitivamente. Altro che fascio.
Concludiamo: solo un manipolo di spudorati mistificatori può essere tanto sciagurato da proporre Harlock in camicia nera a giovani studenti di scuola superiore ignari di quanto appena detto.
Ma come, dico io, come si fa ad attribuire connotati fascisti ad Harlock, che propone come uniche guide nelle scelte etiche la libertà e il rispetto (anche degli avversari)?
P.S.: rif. qui