A noi il papa sta simpatico, nonostante l’incidente del “fuorionda” sulla frociaggine dei seminaristi. Certo, è un po’ paraculo, ma chi riuscirebbe a farsi eleggere dai cardinali senza saper manovrare tra le bande del Vaticano?

Certo, noi siamo repubblicani democratici e lui è monarchico assoluto; noi siamo per le libertà sessuali e lui è sessista, omofobo, vieta i contraccettivi e i rapporti prematrimoniali; noi siamo per la lotta solidale per i diritti e lui è per l’obbedienza e la carità; noi siamo per l’eutanasia e lui esalta la sofferenza; noi siamo per la verità parziale della scienza e lui è per la Verità assoluta; noi siamo per lo Stato laico e lui è per il principio di sussidiarietà (cioè per privatizzare sanità e scuola); noi siamo atei e lui probabilmente crede in un dio.

Nonostante tutto ciò a noi Bergoglio sta simpatico perché usa un tono bonario, empatico. Probabilmente è diventato papa proprio perché capace di comunicare senza cambiare di una virgola la dottrina. Infatti riesce a presentarsi come pacifista senza modificare la dottrina che ammette la guerra giusta (CCC 2309) e il commercio di armi; come ambientalista dicendo che la natura è solo un temporaneo dono di dio; come ecumenico e dialogante ma ribadendo la superiorità della sua Verità.

Il problema non è il papa, che fa (bene) il suo mestiere. Il problema sono gli atei devoti che hanno riscoperto la funzione di collante sociale delle religioni, per compensare l’appiattimento neoliberista dei rapporti sociali; sono i “sovranisti” che usano una religione identitaria; e sono gli orfani della sinistra che lo considerano la guida dei progressisti, solo perché diffonde ogni tanto qualche parola suggestiva, e poi si meravigliano se dice: chi sono io per giudicare un frocio?