La questione è nota da tempo: nel 2016 è stata anche promulgata la legge contro il caporalato, fortemente voluta dalla Cgil, e ci sono state molte proteste contro chi organizza il lavoro di raccolta a 2 euro l’ora e produce morti, illegalità e profitti a tutta la filiera, dai mafiosi (italiani o nigeriani) alla distribuzione commerciale, fino a noi utenti finali.
Però solo ora la tematica viene riportata sulle prime pagine dei quotidiani (vedi il Corriere del 3/12/18), citando una meritoria ricerca della Caritas italiana, cosa che conferma nel bene e nel male l’arretrato stato della laicità delle nostre istituzioni e dei nostri principali mezzi di informazione, che non avevano dato altrettanto risalto alle denunce dei sindacati.
Comunque, possiamo finalmente leggere sul Corriere della Sera che nei campi d’Italia ci sono i nuovi schiavi del terzo millennio: «nove su dieci non parlano italiano, il 36% vive senza bagno: sono solo alcuni dei numeri dei braccianti “invisibili”: i centomila schiavi isolati nei campi. Nei poderi dei padroncini. E anche al Nord adesso arrivano i nuovi caporali. Jerry Maslo fu il primo ed è rimasto un simbolo. Molti svaniscono come fantasmi dalla nostra cattiva coscienza: i dodici migranti schiantati su un pulmino dei caporali ad agosto, i sindacalisti solitari e coraggiosi come Soumaila Sacko, l’albanese ribelle Hyso Telaray, i cento polacchi spariti in sei anni nel Tavoliere di Puglia, gli italiani resi stranieri in patria dalla miseria e ammazzati dalla fatica come Paola Clemente».
E il decreto Salvini spingerà ulteriormente l’immigrazione verso l’illegalità: l’ambiente favorito dai caporali che gestiscono la nuova schiavitù.
Se nelle baracche a Ragusa o nella bassa milanese vivono migranti illegali e senza diritti, che insieme agli italiani più poveri formano la nuova schiavitù, possiamo continuare a preoccuparci solo della nostra libertà di espressione mentre mangiamo i pomodori? La risposta di ArciAtea, nel suo piccolo, è nota e l’ha dichiarata partecipando alla manifestazione a Foggia dell’8 agosto scorso: i diritti civili, politici e sociali stanno bene insieme.