3 novembre 2018: EU equal pay day, lo spread delle donne

https://www.lavoce.info/archives/55758/equal-pay-day-per-le-donne-due-mesi-di-lavoro-senza-paga/

C’è spread e spread. Nell’Unione europea le donne guadagnano in media il 16,2% in meno degli uomini. Il 3 novembre (Giornata europea per la parità retributiva) rappresenta simbolicamente il momento in cui le donne smettono di essere pagate rispetto ai loro colleghi uomini, quando manca il 16% alla fine dell’anno lavorativo.

In vista di questa giornata, il primo Vicepresidente Frans Timmermans e le Commissarie Marianne Thyssen e Věra Jourová hanno dichiarato: “Donne e uomini sono uguali: questo è uno dei valori fondanti dell’UE, anche se, di fatto, per due mesi all’anno le donne ancora lavorano gratis rispetto ai colleghi uomini. È una situazione che non possiamo più accettare.

In Europa le donne guadagnano il 16,2% in meno degli uomini: un divario retributivo iniquo non solo come principio in sé, ma anche all’atto pratico, poiché pone le donne in situazione di precarietà nel corso della loro carriera professionale e ancor di più dopo il pensionamento, quando le differenze rispetto alle pensioni degli uomini diventano del 36,6%.”

In Italia il divario retributivo è crescente ma più basso (5,3%). Questa però non è una buona notizia perché maschera una arretratezza strutturale del nostri paese. Alessandra Casarico e Salvatore Lattanzio su lavoce.info ci spiegano che “l’Italia registra uno tra i maggiori differenziali nella partecipazione al mercato del lavoro tra uomini e donne, con un valore pari al 19,8 per cento contro una media europea di 11,5 per cento. Sono in particolare le donne con bassi livelli di istruzione e bassi salari potenziali a rimanere fuori dal mercato del lavoro, riducendo il gap salariale italiano rispetto a quello osservato negli altri paesi europei. Inoltre, il risultato per l’Italia è caratterizzato da una notevole eterogeneità tra settore pubblico e privato.”

C’è spread e spread, dicevamo, ma si parla (in Italia) solo del differenziale tra il rendimento dei titoli di stato italiani rispetto a quelli tedeschi, quasi mai dei differenziali dei diritti.

Noi siamo convinti che la crisi, e lo spread dei rendimenti, sia stato causato dall’aumento delle disuguaglianze economiche, di potere, culturali, ecc. aumentate enormemente negli ultimi decenni. Dovremmo quindi occuparci di più dello spread dei diritti, soprattutto di quello che riguarda le donne.