La pedalatea è anche assistita dalla bici Ghost, spirituale nel nome ma non così tanto potente da evitare il consumo di energia muscolare; quindi c’è bisogno di una pausa ristoratrice prima di affrontare le prossime tappe. Burgos sembra offrire congiuntamente le necessarie risorse materiali e spirituali.

Una risorsa tipica del luogo è la olla podrida, cioè la pentola imputridita, da cui il francese pot-pourri e l’italiano ogliapotrida (scrive la Treccani). La pentola consiste in una minestra composta di carni varie, salsicce, lardo, legumi e spezie; non proprio leggerissima ma adeguata a rappresentare il lato più materiale della pausa odierna.

Per compensare questo estremo materialismo servirà qualche considerazione sulla spiritualità, ovviamente immanente, che anche gli atei esprimono. Ma cominciamo con la preparazione della olla podrida (si spera che i vegani abbiano attivato il parental control).

La olla podrida, in sintesi, si prepara mettendo in ammollo dal giorno prima, separatamente e in acqua fredda, il maiale e i fagioli; poi i fagioli vanno cotti a fuoco lento con aglio, alloro e lardo; a parte il maiale con altro lardo e chorizo (salsiccia); ancora a parte olio, cipolla tritata e cecina (carne salata e affumicata). Poi si unisce il tutto, anche con paprika e sanguinacci, e si termina la cottura a fuoco lento.

I tempi di preparazione sono sufficientemente lunghi per una parallela, ma più immateriale, riflessione sulla spiritualità. Il termine ha una origine religiosa ma può essere usato anche da atei e agnostici purché la considerino un prodotto umano, immanente e non trascendente; un rapporto con la realtà non completamente razionalizzabile; un rapporto dotato di senso con l’indefinito.

A questo punto sarà pronta la olla podrida che potrà essere servita anche con la riflessione sulla spiritualità immanente, eventualmente con un vino da meditazione. L’unione tra l’aspetto materiale e quello immateriale potrà avvenire senza dover ricorrere a riti particolari o alla credenza nella transustanziazione, senza dover ricorrere a un prete in un luogo sacro, perché si può transustanziare da soli in cucina o con l’aiuto di un cuoco in trattoria.

Invece il catechismo sostiene (CCC 1376  e 1413): “Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e Sangue con la sua anima e divinità.” Accipicchia!

In ogni caso, l’atea rigenerazione materiale e spirituale rende possibile affrontare le tappe restanti della pedalatea.

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