Avviato l’iter di approvazione del decreto Calderoli sull’autonomia differenziata. Delusi quelli che si illudevano che si bloccasse per la contrarietà dei “nazionalisti” di Fratelli d’Italia, il “becero baratto”con il “premierato” finora regge.

Debolissima la garanzia basata sui livelli essenziali di prestazione (Lep) che dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale incrementando le risorse. Ma le risorse sono in riduzione da decenni con la scusa della crisi fiscale dello Stato, cioè della promozione dell’evasione e dell’elusione fiscale (flat tax, ecc.) che sta aumentando sempre più le disuguaglianze sociali.

È purtroppo facile prevedere che i Lep del Servizio sanitario nazionale, per esempio, o non potranno essere rispettati, oppure saranno fissati a un livello così basso che l’ex SSN si dividerà tra una sanità privatizzata eccellente per i più ricchi (che si “meritano” un’aspettativa di vita migliore e più lunga) e in una sanità pubblica scadente per i meno abbienti (che non si “meritano” più un diritto, ma solo una “cura” caritatevole).

Le opposizioni protestano contro questo decreto “spacca-Italia” che penalizza tutti e soprattutto le regioni del centro-sud, ma sono deboli perché solo ora cominciano a rendersi conto – come ha dichiarato Antonio Decaro, pd, presidente dell’Anci e sindaco di Bari – “Se oggi siamo qui a parlare di autonomia differenziata è anche per colpa della mia parte politica” che ha promosso la riforma costituzionale del 2001 “per inseguire la Lega”.

In realtà il problema è ancora più profondo: la riforma del Titolo V del 2001 ha inserito il principio di sussidiarietà, perno della dottrina sociale cattolica, che favorisce il comunitarismo delle piccole patrie (sussidiarietà verticale) e le privatizzazioni (sussidiarietà orizzontale) con la scuola “paritaria”, la sanità “convenzionata”, l’esternalizzazione dei servizi scaricati sul “Terzo” settore.

Non è solo un problema del passato, peraltro recente, quando Bonaccini proponeva la “sua” autonomia differenziata per l’Emilia-Romagna. Tuttora Maurizio Lupi (Comunione e Liberazione) coordina l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che raccoglie 200 deputati e senatori dell’”arco cattolico”, da FdI a Articolo Uno.

Le sinistre fanno fatica a opporsi all’autonomia differenziata perché non hanno ancora messo in discussione il principio di sussidiarietà, su cui convergono cattolici, leghisti e neoliberisti, un principio che unisce le forze di governo e divide le opposizioni. Soprattutto divide et impera sui ceti popolari, messi in concorrenza tra loro, homo homini lupus, anzi homo homini Lupi.