martedì 14 novembre alla Casa della Cultura, con Jean-René Bilongo (flai-cgil), on. Susanna Camusso, prof. Bruno Ciancio (unimore), Angela Mondellini (cgil lombardia), prof. Enzo Pace (unipd) e Alessandro Bonardi, coordina Federica Cattaneo
Vedi il video dell’evento sul canale YouTube di ArciAtea (vedi anche le playlist del canale).
Scarica il report Linee guida per l’istituzione della Stanza del silenzio nei luoghi di lavoro; il pdf della locandina dell’evento; le slide del prof. Bruno Ciancio; l’articolo di Federica Cattaneo su Dialoghi Mediterranei n. 65 (pdf). La registrazione dell’evento è anche sul canale YouTube della Casa della Cultura e su Radio Radicale.
Ascolta i file audio mp3 dalla pagina PODCÂST di ArciAtea.
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[dall’introduzione di Federica Cattaneo]
Il Gruppo nazionale di lavoro per la Stanza del silenzio e/o dei culti e ArciAtea Rete per la Laicità già nel 2021 hanno organizzato tre conferenze sulle Politiche interculturali per l’inclusione: contro i ghetti nelle periferie delle città, contro i ghetti nelle campagne e sugli schemi interpretativi – dopo avere esaminato che cosa succede nelle periferie delle città e che cosa succede nelle nostre campagne, abbiamo valutato l’impatto delle politiche di inclusione in questi ambienti sociali, se vi sia stata inclusione o la nascita di nuovi enclavi e nuove marginalità.
I cambiamenti tecnici e sociali stanno determinando, piaccia o non piaccia, una società sempre più differenziata e multietnica; aumenta il pluralismo degli stili di vita, delle confessioni religiose e degli orientamenti filosofici, non solo a causa delle migrazioni. La costruzione di “muri” materiali e culturali non è riuscita a bloccare queste tendenze ma solo a alimentare lo “scontro di civiltà”, tra gruppi e tra Stati.
Anche l’accettazione del pluralismo può essere problematica se porta alla formazione di ghetti multiculturalisti, come nelle periferie londinesi o nelle banlieue parigine, dove talvolta accade che cacicchi locali cristallizzino le differenze per consolidare il loro potere sulla comunità, anche a scapito della sostanziale libertà dei singoli (e soprattutto delle donne), riducendo l’intervento pubblico alla sola funzione di gestione del conflitto tra comunità.
Servono invece politiche laiche, finalizzate all’inclusione, che garantiscano libertà e rispetto, che favoriscano il dialogo e la contaminazione reciproca. I luoghi di lavoro svolgono una funzione importantissima, non solo economica; i luoghi di lavoro sono centrali anche per una “pedagogia”, dell’inclusione o viceversa ghettizzante. La Stanza del silenzio può essere un valido dispositivo interculturale.
Oggi metteremo a confronto alcune riflessioni presenti nella politica, nell’università e nel sindacato su Lavoro e intercultura.
Per la politica interverrà Susanna Camusso, oggi senatrice del Partito Democratico. Per l’università il prof. Bruno Ciancio dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ora consulente per sviluppare le competenze interculturali nelle città e nelle aziende, e il prof. Enzo Pace, dell’Università di Padova e Presidente del Gruppo Nazionale di Lavoro per la “Stanza del Silenzio e dei Culti”. Per il sindacato Jean-René Bilongo, della Flai-Cgil nazionale (agricoltura e industria alimentare) e Angela Mondellini della Cgil Lombardia. Alessandro Bonardi, Coordinatore del Gruppo Nazionale di Lavoro per la Stanza del Silenzio e dei Culti, che concluderà i lavori, ha coordinato il lavoro collettivo che ha prodotto il report delle linee guida, con il contributo di chi opera nelle imprese e nel sindacato (sono disponibili alcune copie cartacee e se ne può scaricare il pdf).
Per adottare linee guida interculturali, formalizzate o meno nella contrattazione collettiva (aziendale o nazionale) serve innanzi tutto avere uno scopo condiviso, che consiste nel riconoscere ragionevolmente le esigenze specifiche di gruppi o singoli senza provocare reazioni negative in altri. Eventuali misure non devono essere percepite come “privilegi” o “concessioni” per alcuni, ma come opportunità per tutti, sia pure diversificate.
In vari contratti di lavoro sono presenti alcune disposizioni interculturali, relative a ferie, permessi, mensa. Solo qualche esempio: permessi per attività burocratiche connesse alla condizione di migrante, per festività previste dalla religione di appartenenza, per lutto; permessi retribuiti per la frequenza di corsi di apprendimento, ecc.
Attualmente in Italia le stanze del silenzio sono fruibili dalle lavoratrici e dai lavoratori dipendenti quasi solo dove sono già state istituite per gli utenti (ospedali, aeroporti, ecc.) ma ci sono buone ragioni per istituirle ovunque.
Il dispositivo Stanza del silenzio può assorbire i casi di concessione di spazi appositi a specifiche comunità religiose. Per esempio, istituire una “moschea in azienda” è una risposta immediata per i lavoratori musulmani (ad es: alla Castelgarden di Castelfranco Veneto fin dagli anni Novanta è stata costruita una piccola moschea all’interno dell’azienda), ma se ci fossero lavoratori cristiani ortodossi, evangelici, sikh, o di altre confessioni, si dovrebbero istituire altrettante “chiese” e “templi”? La Stanza del silenzio, essendo un dispositivo interculturale, utilizzabile anche da atei e agnostici, non toglie nulla a chi vuole utilizzarla per la sua credenza, anzi educa a esprimere la propria identità senza contrapporla a quella altrui.
Per capire in anticipo le tendenze che probabilmente investiranno anche l’Italia, può essere utile osservare ciò che sta già avvenendo nel Regno Unito, dove c’è un’ampia diffusione delle multifaith room nelle grandi imprese e dove c’è anche un fiorente mercato di consulenza in materia.
Il divieto di discriminazione nei luoghi di lavoro è chiaramente stabilito nella Costituzione italiana e nella normativa europea. Con questa iniziativa su Lavoro e intercultura vogliamo andare oltre l’aspetto legale, vogliamo contribuire a diffondere un atteggiamento culturale pluralista e inclusivo, cioè riconoscere e rispettare le diverse credenze ma evitando il multiculturalismo dei ghetti.
Termino ricordando che questo incontro è trasmesso in diretta sul canale YouTube della Casa della Cultura, dalla homepage del suo sito, sulla pagina Facebook di ArciAtea (e credo anche da radio radicale). In differita questo incontro potrà essere visto anche sul canale YouTube di ArciAtea.
Sempre sui canali YouTube della Casa della Cultura e di ArciAtea potrete rivedere, se vorrete, anche le tre conferenze sulle politiche culturali che ho accennato prima, tenute sempre alla Casa della Cultura, il 29 novembre, il 6 e il 14 dicembre 2021, a cui hanno partecipato alcuni dei relatori di stasera: Bilongo, Camusso, Pace.
Politiche interculturali per l’inclusione. Vedi il primo incontro contro i ghetti nelle periferie delle città del 29/11/21, il secondo contro i ghetti nelle campagne del 6/12/21 e il terzo gli schemi interpretativi del 13/12/21.