Umberto Eco, nel suo saggio del 1976 Superuomo di massa, ci propone la distinzione tra romanzo popolare (seriale, consolatorio) e romanzo problematico (critico). Il romanzo popolare risolve l’intreccio e il conflitto, conforme ai valori dominanti, assecondando le aspettative del lettore; il romanzo problematico risolve l’intreccio ma non il conflitto, il lettore è spinto a riflettere criticamente. Questa distinzione resta valida anche se va attualizzata tenendo conto del mutare dei valori e delle forme espressive, per esempio delle serie televisive di matrice religiosa.
Negli Stati Uniti è diventata molto popolare la serie tv The Chosen, ideata nel 2017, articolata finora in tre stagioni, che narra la vita di Gesù a partire dai quattro vangeli canonici. Il regista Dallas Jenkins, specializzato nella produzione di filmati a tema religioso, fornisce una rappresentazione di Gesù più leggera, molto umanizzata (che ha scatenato le critiche dei più tradizionalisti), per favorire l’identificazione da parte di un pubblico comunque influenzato dalla secolarizzazione, da una religione a bassa intensità.
Anche negli USA, l’abbandono della fede è lento ma costante. I cristiani sono oggi il 63% della popolazione (nel 2011 erano il 75%); crescono atei e agnostici e calano soprattutto i protestanti (ma spesso si radicalizzano). La serie ha un pubblico quasi esclusivamente cristiano, ma è una “nicchia” consistente (oltre 110 milioni di spettatori) negli USA. Il mercato della fede tira, ha formato una subcultura; l’industria del christian entertainment (l’intrattenimento basato sulla Bibbia o su altri testi cristiani) rende e produce film, serie, musical, libri, cartoni animati, videogiochi, talk show. Con proiezioni all’estero, soprattutto in America Latina e in Africa da parte delle chiese evangeliche.
In Italia la serie The Chosen è disponibile ma non sembra raccogliere un grande successo, nonostante sia stata propagandata dal quotidiano della CEI Avvenire e lanciata con una conferenza stampa in Senato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan. Malan è un frequentatore abituale del National Prayer Breakfast, un evento interreligioso che raccoglie l’establishment statunitense.
Molti non accettano questi adattamenti in stile pop-theology: per Ratzinger “Questa non è più liturgia. È intrattenimento”. Invece, per la Chiesa di Scozia “L’ambiente dell’intrattenimento ha trasformato i modi in cui crediamo e siamo capaci di credere”, quindi dobbiamo chiederci: “Ci aiuta a riconoscere la nostra vulnerabilità o a nutrire le nostre fantasie?”
La distinzione consolatorio/problematico di Umberto Eco funziona ancora. Per i religiosi è bene se l’intrattenimento serve a consolarci riconoscendo la nostra “vulnerabilità” (la nostra sottomissione a dio e alla chiesa). Invece per i laici l’intrattenimento – come ogni altra forma di comunicazione e qualunque sia l’oggetto trattato – è positivo se ci aiuta a pensare criticamente, se è espressione della nostra autodeterminazione.