Elena ha scelto di ricorrere al suicidio assistito: «Ero a un bivio, tra l’inferno e la Svizzera ho scelto Basilea. Certo, avrei preferito porre fine alla vita nel mio letto e non sola». L’Associazione Luca Coscioni ha presentato 9 anni fa una legge di iniziativa popolare sul fine vita, ma un Parlamento troppo condizionato dalla chiesa cattolica non è riuscito a legiferare in materia.
Elena, per esercitare il suo diritto all’autodeterminazione, ha dovuto rinunciare alla vicinanza dei suoi cari. Marco Cappato l’ha accompagnata in Svizzera – «Di fronte alla richiesta di Elena, potevamo girarci dall’altra parte o darle l’aiuto che cercava, assumendoci tutte le responsabilità» – poi si è autodenunciato, rischiando una condanna fino a 12 anni e sperando in una sentenza della Corte Costituzionale, come la n. 242 del 2019 «Cappato/Dj Fabo» che dichiarò illegittima la parte dell’art. 580 C.P. che punisce chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio.
Noi di ArciAtea abbiamo sempre sostenuto le battaglie per l’autodeterminazione, impegnandoci anche nella raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale (poi dichiarato inammissibile). Contro le continue intromissioni della chiesa cattolica, che viola il principio laico che escluderebbe l’utilizzo di dogmi (religiosi e non solo) nella sfera pubblica, serve una militanza laica e un moderno anticlericalismo.
Nel sostenere l’azione di disobbedienza civile di Marco Cappato, abbiamo deciso di impegnarci anche personalmente, pur nei limiti delle nostre forze, capacità e risorse. ArciAtea ha cioè deciso di fornire, a chi ce lo chiederà, il supporto necessario a esercitare il diritto all’autodeterminazione sul proprio fine vita, insieme ad altre associazioni e direttamente per quanto sapremo e potremo fare, anche assumendoci i rischi del caso.
Mobilitiamoci contro il clericobullismo che, in nome della “vita”, vuole imporci la sofferenza!