Non tutti i sostenitori dell’eutanasia legale appoggiano la raccolta firme per il referendum proposto dall’Associazione Luca Coscioni e da altri, tra cui ArciAtea.

Le critiche, per quanto pacate e argomentate, non ci convincono. È certamente difficile riuscire a raccogliere 500mila firme entro settembre, ma non del tutto “irrealistico”. In una nota di una parte importante dello schieramento laico qual è l’Uaar, sembra che si consideri soprattutto “insormontabile” il giudizio della Corte costituzionale che “quasi certamente boccerebbe l’iniziativa in quanto la stessa corte, in occasione della nota sentenza sulla questione di DJ Fabo risoltasi a favore di Marco Cappato, ha esplicitamente affermato che per superare la parziale incostituzionalità della norma è necessario un intervento legislativo. In altre parole, non è possibile procedere per emendamenti abrogativi poiché in tal caso si rischia un’incoerenza, o peggio ancora un vuoto legislativo […] anche nell’improbabile caso in cui il referendum non venisse respinto dalla Consulta, l’eventuale e molto probabile mancato raggiungimento del quorum favorirebbe i detrattori della norma che potrebbero agevolmente dire che gli italiani non sono interessati all’argomento, quando invece sappiamo che secondo i sondaggi la maggioranza sarebbe favorevole all’estensione delle libertà sul fine vita”. Quindi la nota considera l’iniziativa referendaria rischiosa: “una scelta facile, legittima, ma non lungimirante”.

Non c’è dubbio che non sia facile raccogliere le firme necessarie, che non sia scontata l’ammissione da parte della Corte, né tanto meno il raggiungimento del quorum; le osservazioni critiche dell’Uaar non sono del tutto prive di fondamento ma ci sembra che sottovalutino la capacità dell’iniziativa referendaria di mettere con forza all’ordine del giorno la questione del fine vita.
Il problema infatti non è tecnico-giuridico ma politico: c’è una proposta di legge di iniziativa popolare depositata nel 2013 e due richiami della Corte costituzionale, ma il Parlamento in tutti questi anni non è mai riuscito a discutere di eutanasia legale.
Il referendum è anche un forte strumento di pressione. Nei giorni scorsi le commissioni congiunte di Giustizia e Affari sociali della Camera hanno dato il via libera al testo base della legge per l’eutanasia. La proposta di legge si intitola “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” e stabilisce i casi in cui una persona possa chiedere assistenza medica per porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita e i casi di impunibilità per le persone terze.

Ecco perché serve la raccolta firme – utile anche nel caso l’iniziativa referendaria dovesse incepparsi – perché comunque l’attivazione dei cittadini tramite la campagna referendaria rafforzerebbe tutte le possibilità di arrivare a una conclusione, superando il vero ostacolo: un Parlamento poco coraggioso per carenza di laicità.
Siamo anche fiduciosi che un buon avvio della raccolta firme possa contribuire a sciogliere anche i legittimi dubbi e a compattare il fronte di chi si batte per l’eutanasia legale.

vedi anche l’intervista del TG3 del 14/7/21 a Laura Santi sul canale YouTube di ArciAtea.