Victor Orban ha fatto approvare dal parlamento ungherese una legge che contrasta chi “promuove” il cambio di genere e l’omosessualità tra i minori di 18 anni e “regola” in tale senso anche l’educazione sessuale nelle scuole e la produzione culturale di film, serie tv, ecc.

In migliaia hanno manifestato per protesta in Ungheria. All’estero Amnesty International e molti altri hanno denunciato queste misure che mettono sullo stesso piano pedofilia, omosessualità, transessualità, pornografia. Gli argomenti sono i soliti: il richiamo giusnaturalistico a una famiglia “con una mamma e un papà”; la contrapposizione alle libertà sessuali; lo stigma verso la comunità omosessuale e lgbt+. Queste misure si aggiungono alla famigerata “legge sulla propaganda” approvata anni fa in Russia, alla recente uscita della Turchia di Erdogan dall’accordo ONU firmato dieci anni fa proprio a Istambul contro la violenza sulle donne, alle tante iniziative contro l’aborto e l’insegnamento del darwinismo sostenute dai trumpiani negli States.

Gli amici italiani di Orban sono i Pillon, i Salvini, le Meloni e altri della destra clericale e reazionaria che, se non propongono misure drastiche come quelle ungheresi, è solo perché sanno che in Italia – nonostante le carenze di laicità – non passerebbero. Comunque ogni tanto spuntano proposte come la “moratoria” di cinque anni sugli aborti e continua l’ostruzionismo all’approvazione definitiva della legge Zan contro l’omotransfobia.

Un sostegno ai Pillon – seppure marginale – arriva da gruppetti che si dichiarano di sinistra sostenendo che ormai un femminismo molesto discrimina e violenta i maschi, che ormai sarebbero diventati una categoria oppressa. Il complotto non è più pluto-giudo-massonico ma femminista-intersezionale-queer. Come tutti i complottisti, terrapiattisti e simili, utilizzano casi singoli a supporto della loro tesi, evitando i molti casi che la smentiscono; per esempio utilizzano casi reali di donne assassine per negare l’esistenza del fenomeno sociale dei femminicidi, termine che – dicono – non dovrebbe essere usato perché sarebbe imposto strumentalmente dalle femministe per consolidare il loro pervasivo potere.

Tra gli argomenti utilizzati c’è anche la denuncia di casi di incauta somministrazione di ormoni a giovanissimi per orientarne lo sviluppo sessuale nella pubertà. Su questo tema è intervenuta anche la Corte di giustizia inglese a seguito di qualche caso di uso imprudente, sbrigativo, o affaristico, della somministrazione di ormoni ai giovanissimi. Dobbiamo tutti vigilare per garantire una scelta effettivamente consapevole, ma non per riproporre una visione del mondo reazionaria, contro femministe, intersezionali e queer.

Il conformismo si presenta in varie forme, a partire da quello sintetizzabile nello slogan “dio, patria e famiglia”. Anche i movimenti che vi si contrappongono possono sviluppare un conformismo del politicamente corretto, che deve essere anch’esso criticato, ma non per tornare al conformismo sessista dominante.