In molti abbiamo espresso stupore e laica indignazione per la nomina dell’arcivescovo Paglia a capo di una commissione del Ministero della salute della Repubblica italiana.
Ma è bene interrogarsi anche sul significato politico e sulle prospettive che tale nomina prefigura.

Sua Eccellenza Reverendissima Vincenzo Paglia, è arcivescovo di Terni-Narni-Amelia, Presidente della Pontificia Accademia per la vita, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, e ricopre molte altre cariche in Vaticano e nella CEI. La scelta del ministro Roberto Speranza di metterlo a capo della “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana” ha quindi un significato politico rilevante.

Scelta che non può essere intesa solo come una – pur grave e inaccettabile – “compensazione” ai cattolici per avere approvato (con 10 anni di ritardo) le linee guida che consentono l’assunzione della pillola abortiva RU426 senza un inutile ricovero.
Peraltro subito dopo la nomina di Paglia, la Congregazione vaticana per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio, vedi Corriere della Sera del 23/9/20) non ha ringraziato, ma ha di nuovo diffidato il governo e ha qualificato chi sostiene l’autodeterminazione nel fine-vita con il termine “criminale” (che è politico, non solo con il religioso “peccatore”).
E non dimentichiamoci dei 23 milioni pagati dallo Stato ai preti negli ospedali che sono equiparati agli infermieri!

La pandemia ha drammaticamente evidenziato le carenze del Servizio Sanitario Nazionale, in particolare verso gli anziani. C’è bisogno di investire nella sanità e nella prevenzione, in termini universalistici, come un diritto, con un sistema pubblico, non privatizzando e tornando al criterio premoderno della carità.
L’aspetto politicamente più significativo è che il ministro Speranza ha nominato S.E.R. Paglia che già gestisce in partnership con il Ministero della Salute un programma nazionale di assistenza domiciliare (“Viva gli anziani”), un programma che supplisce alle carenze del SSN in materia.

Il problema è proprio questo: la sussidiarietà è il cavallo di troia con cui la chiesa cattolica rientra nella sfera pubblica, facendosi anche finanziare dallo Stato. La dottrina sociale della chiesa converge con il neoliberismo compassionevole nell’erodere il welfare universalistico.
E il ministro Roberto Speranza di LeU predica la sanità pubblica ma razzola con ciò che consegue alla nomina di Paglia.