Le Ferrovie dello Stato (confessionale), per garantire il miracoloso arrivo in orario dei treni, si affidano alle preghiere dei cappellani ferroviari; invece di investire in impianti, confidano nella puntualità dei presepi e nella misericordia di San Cristoforo, santo protettore (un po’ distratto, ahinoi) dei viaggiatori.

Non siamo riusciti a trovare il testo della convenzione e non conosciamo il dettaglio dei costi che questa comporterà per le FS; conosciamo il comunicato della CEI, delle FS e di Vatican News del 17/7/20 che riassume: “La Conferenza Episcopale Italiana (Cei) e le Ferrovie dello Stato Italiane (Fs) hanno siglato la Convenzione che garantisce la presenza dei cappellani per l’assistenza pastorale del personale ferroviario, delle loro famiglie e dei fedeli che frequentano le chiese nelle stazioni”.

Al di là della inevitabile battuta sui treni in orario, ci teniamo a dichiararci materialisti ma non materialoni: ognuno di noi può avere esigenze spirituali, anche durante un viaggio, ed è bene fornire strumenti per soddisfare questo bisogno.
Uno Stato laico dovrebbe favorire la diffusione, anche nelle stazioni, delle Stanze del silenzio, strumento interculturale che consente agli atei e ai credenti nelle varie religioni di meditare o di pregare.

Ma la chiesa cattolica vuole l’esclusiva e invade la sfera pubblica minando la laicità dello Stato, nonostante diminuisca la partecipazione ai riti, soprattutto tra i giovani, e aumentino atei, agnostici e credenti in fedi diverse (vedi sul canale YouTube di ArciAtea le riflessioni sui caratteri della secolarizzazione).

Non potendo, per ragioni costituzionali, affermare esplicitamente che il cattolicesimo è religione di Stato, usano l’escamotage della tradizione culturale per garantire nei fatti privilegi ed esclusive sempre meno corrispondenti alla stessa effettiva tradizione culturale dell’Italia.
La chiesa cattolica cerca, così, di mantenere comunque la sua presenza, aggirando i principi di laicità, con la sanità convenzionata, con le scuole paritarie, con i “patti” con le università, e ora anche con le Ferrovie dello Stato.