In una intervista l’arcivescovo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra, afferma che la ‘ndrangheta è una forma di ateismo.
È bello vedere la passione civile, anche di un religioso, ma che c’entrano gli atei? Nelle ‘ndrine si giura sull’immagine della madonna, mica di Oddifreddi!

La chiesa cattolica è una grande comunità, con diversi orientamenti politici e culturali, e se alcuni lottano contro le mafie non può farci che piacere. Un po’ meno se per caratterizzarli negativamente li si qualifica “atei”, e sarebbero tali perché cercano il potere e il denaro.
A voler polemizzare basterebbe ricordare che c’è un paradiso fiscale ubicato “oltretevere” con una banca (Istituto per le Opere di Religione) che ha fatto affari con la mafia, che gli annunci di riforma dello IOR sono stati ripetuti più volte e probabilmente verranno ripetuti ancora.

Un onesto riconoscimento delle difficoltà avrebbe la nostra comprensione, ma non l’ipocrisia. Bertolone dice: “se davvero c’è stato, oggi il tempo dell’ignavia, dell’accondiscendenza, della passività, è definitivamente tramontato”!
Nel 1975 i vescovi calabresi sottoscrissero un indirizzo “contro la mafia” e lo ripeterono in più occasioni, ma i “condizionamenti ambientali”, gli “inchini” nelle processioni, ecc. ecc. sono continuati. Bene ribadire gli impegni, ma questi risultano meno credibili se si insinua che forse sono solo dicerie (“se davvero c’è stato”!). E poi offendere quei poveri ‘ndranghetisti dandogli degli atei…