Lo facciamo con Giuseppe Doronzo, geologo dell’Università di Napoli e del Consiglio Nazionale dei Geologi: sotto le stelle c’è un pianeta che ha bisogno di opere di manutenzione.
Vedi il video dell’evento sul canale YouTube di ArciAtea (vedi anche le playlist del canale).
Scarica le slide in pdf dell’incontro.
[dall’introduzione di Mario Bolli]
Buonasera a tutte e a tutti,
stasera ricorderemo Margherita Hack parlando di geologia e manutenzione del territorio con Giuseppe Doronzo, geologo dell’Università di Napoli e del Consiglio Nazionale dei Geologi, nonché vicepresidente nazionale dell’AIPIN che è l’associazione di promozione degli interventi di ingegneria naturalistica.
La serata è in memoria di Margherita Hack, che nacque nel giugno del 1922.
L’associazione di promozione sociale ArciAtea rete per la laicità è stata fondata pochi anni fa e da subito ha deciso di organizzare nel mese di giugno incontri per ricordare Margherita ed il suo lucido pensiero in continua e costante rielaborazione.
Essere consapevoli che la memoria è rielaborazione e terreno di lotta ovviamente non significa arrendersi al soggettivismo, al pensiero debole e postmoderno, alle fake news, oppure mettere sullo stesso piano scienziati e ciarlatani, come fanno spesso i talk show.
Celebrare Margherita Hack non è un semplice omaggio a una persona straordinaria. La sociologia ci insegna che i riti creano rapporti sociali, danno forma alla socialità.
Ovviamente la socialità che ArciAtea vuole diffondere fa riferimento alla figura di Margherita Hack, che ha saputo tenere insieme la passione per la scienza e la passione per la giustizia sociale.
È stata una grande astrofisica e una grande divulgatrice.
È stato esemplare il suo impegno scientifico e sociale, il suo coraggio, la semplicità con cui ha difeso la laicità, i diritti, le libertà, contro i pregiudizi religiosi oscurantisti.
E ovviamente Margherita sarebbe la prima a infastidirsi se venisse santificata, trasformata in una icona sia pure laica.
Se si accorgesse di ciò salterebbe nuovamente in sella alla sua bicicletta e ci lascerebbe da soli per imboccare altre strade e raggiungere altri posti dove riaffermare la lucidità del suo pensiero.
Potrebbe fare questo, con un discreto livello di sicurezza, da quando la geologia è stata finalmente riconosciuta nella sua fondamentale importanza nella realizzazione di tutte quelle infrastrutture che sono pianificate e decise per lo spostamento delle genti e delle merci, per la produzione di energia, per la scuola o per la sanità.
Il ricordo del Vajont è una ferita aperta.
Troppo spesso nella costruzione di grandi opere la “ragion di stato”, le opportunità politiche e gli interessi economici prevalgono sui dati scientifici che geologi seri raccolgono e che sconsigliano l’opportunità di quelle grandi opere.
Si è molto parlato della costruzione di immense dighe, sul Nilo o sul Fiume Giallo in Cina, che se da una parte garantiscono la produzione di immense quantità di energia, dall’altra pongono grandi quesiti sull’impatto che queste opere avranno nel futuro.
Su queste grandi opere, e il ventilato ponte di Messina sarebbe una di queste, non abbiamo alcun potere, ma su tutte le infrastrutture più piccole, che vediamo nei numerosi cantieri che allietano i nostri spostamenti estivi si può fare molto, specialmente in opere di prevenzione e manutenzione, sia del territorio, che delle opere realizzate; di questo ci parlerà il Dott. Doronzo, cui lascio la parola.