A chi appartiene la nostra vita? A questa domanda i preti rispondono che non è nelle nostre disponibilità perché sarebbe un dono di dio. Per noi, invece, deve valere il principio di autodeterminazione: vogliamo decidere come viverla e come eventualmente terminarla. Lo Stato deve intervenire per rimuovere gli ostacoli materiali e psicologici che possono peggiorare la qualità della nostra vita, ma alla fine deve lasciarci la libertà di scegliere se e quando terminarla, e la possibilità di farlo in modo dignitoso.
Nell’ottobre 2018 la Corte Costituzionale, chiamata a decidere sulla legittimità dell’art. 580 c.p. nel caso Cappato, con l’Ordinanza 207 del 24/10/18, ha chiamato il Parlamento a pronunciarsi sul fine-vita entro il 24 settembre 2019. I parlamentari, però, non stanno rispettando questa scadenza. Inoltre il Ministero della salute non ha ancora emanato i decreti attuativi per poter applicare la legge sul testamento biologico (DAT, Disposizioni Anticipate di Trattamento, legge 219 del 22/12/17 Art. 4). Vedi anche le riflessioni del Comitato di bioetica sul suicidio medicalmente assistito.
ArciAtea chiede alle forze politiche di consentirci di essere liberi fino alla fine, applicando la legge sul testamento biologico e legiferando su eutanasia e suicidio assistito, e aderisce alla manifestazione/concerto per l’Eutanasia Legale “Liberi fino alla fine” che si terrà a Roma il 19 settembre prossimo.