“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”: così inizia la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (DUDU), approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea generale dell’ONU.
Questa dichiarazione ha radici lontane, in particolare nella costituzione americana del 1787 e soprattutto nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dall’Assemblea nazionale nella rivoluzione francese del 1789.
Per l’Illuminismo i diritti sono naturali e universali; i cittadini obbediscono allo Stato che si impegna a proteggere i loro diritti tramite un “contratto” (Locke).
Lo Stato costituzionale nasce con i diritti civili liberali (proprietà privata, libertà di pensiero, di religione, ecc.), si sviluppa con i diritti politici democratici (sovranità popolare, diritto di voto) e si completa con i diritti sociali (al lavoro, all’istruzione, alla salute). Cioè si passa dall’individuo singolo del liberalismo che protegge il suo spazio da intromissioni (libero da), al cittadino della democrazia che vuole anche contribuire alla definizione dei divieti e dei comandi dello Stato (libero per), infine al cittadino sociale che non si accontenta di dichiarare l’uguaglianza ma vuole anche rimuovere le cause che concretamente la impediscono.
Infatti, inizialmente erano “liberi e uguali” solo i possidenti maschi bianchi; poi le lotte dei lavoratori, delle femministe, dei popoli oppressi, hanno esteso i diritti anche alle donne, alle altre etnie, ai non possidenti.
I diritti umani sono l’insieme dei diritti civili, politici e sociali, e la Dichiarazione del 1948 è un passaggio fondamentale, che li ha dichiarati universali, cioè meritevoli di protezione giuridica anche da parte della comunità internazionale.
Sono stati fatti altri passi avanti (vedi la Corte europea dei diritti dell’uomo del 1950, e i Patti internazionali sui diritti politici e civili, e sui diritti economici, sociali e culturali del 1966), ma i diritti umani restano pur sempre “ideali da raggiungere” (come è scritto nel Preambolo della DUDU) perché non esistono istituzioni democratiche internazionali che tutelino pienamente i diritti degli individui imponendo doveri agli Stati; tanto meno che ne diano una interpretazione autentica (per esempio, il Vaticano prima li ha osteggiati, poi li ha “riconosciuti” ma subordinati alla sua “legge divina”!).
Ciononostante la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 – che tiene insieme i diritti civili, politici e sociali – resta una tappa fondamentale del cantiere aperto dell’Illuminismo per l’autodeterminazione dell’umanità, e ci indica l’obiettivo per cui lottare.