Il nostro cammino inverso si muove sugli sterrati del Camino Francés e sui libri di storia; pedala e ragiona, cioè esprime attività materiali e immateriali, entrambe umane e immanenti, senza ricorrere alla trascendenza e alla metafisica. In questa 9^ tappa da Boadilla a Burgos lo spellegrinaggio ha percorso, nella nebbia e sotto il sole, oltre 60 chilometri in 3 ore e mezzo con un dislivello di 730 metri in salita e 640 in discesa. Pedalando ha riflettuto su come il postmodernismo abbia influito anche sul cammino per Compostela.

I magnifici trent’anni (1945-1975) esaurirono la loro spinta egualitaria e, con Thatcher e Reagan, le disuguaglianze tornarono a crescere sull’onda del neoliberismo, in modo più marcato con la globalizzazione degli anno ’90. La crisi del pensiero socialista, e della sua speranza in un mondo migliore, ha causato un vuoto che è stato riempito dai movimenti politico-religiosi: l’emblema di questo cambiamento di clima fu il passaggio delle studentesse mediorientali dalla minigonna al velo.

Questa revanche de dieu ha riguardato tutte le religioni, non solo l’islam, e ha assunto forme diverse: alcuni (cristiani, islamici, indù, ecc.) si sono radicalizzati; molti altri hanno assunto la religione come fattore identitario, ma senza seguire i riti e i precetti religiosi (appartenenza senza credenza).

Tutte le ricerche sociologiche rilevano che in Italia è particolarmente significativo non solo l’aumento di atei e agnostici (soprattutto tra i giovani) ma anche che la maggioranza di chi ancora si dichiara religioso (non solo cattolico) adotta una religione a bassa intensità, adotta un pensiero debole e postmoderno.

Il postmodernismo non è una teoria organica ma un insieme di pensieri e suggestioni che svaluta la razionalità della scienza e le ideologie politiche (quelle altrui); che vive in un eterno presente basato sul consumo immediato, senza prospettive, senza investimenti; con identità instabili e frammentarie, che annegano nella “società liquida”.

Il postmodernismo ha avuto il merito di criticare le certezze dogmatiche (religiose e politiche) ma ha buttato il bambino con l’acqua sporca; criticando superficialmente tutto e tutti si finisce per accettare l’esistente, sia pure debolmente e ironicamente, consapevolmente o meno. Invece l’ideale critico della ragione illuminista è sempre alla ricerca di senso, di verità, sia pure parziali e provvisorie.

Dunque il postmodernismo da un lato non piace ai religiosi che, in quanto tali, pretendono di avere Verità Assolute, “rivelate”; per il rigido Ratzinger l’origine del male sta nel relativismo e permissivismo del ’68 che ha minato ogni principio di autorità. Ma, dall’altro lato, la chiesa cattolica sa che deve, senza modificare i suoi dogmi, adattare la sua comunicazione al mondo che cambia; e ha scelto il più flessibile e comunicativo Bergoglio.

Tutto questo ha cambiato anche il cammino per Santiago, che è diventato anch’esso postmoderno: turismo religioso e new age, un pellegrinaggio a bassa intensità. Riprenderemo il tema dopo la pausa di Burgos quando parleremo anche di franchismo e church-washing.

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